A Santa Maria “de Cruce” di Barletta, chiesa e convento dei Servi di Maria

Santa Maria “de Cruce” di Barletta (Puglia) fu il titolo di una chiesa e di un convento dei Servi di Maria non più esistenti. Resta a ricordarli il nome di una via (Madonna della Croce a sud ovest del centro storico) e la memoria del luogo dove sorgevano gli edifici: una zona ampiamente urbanizzata nelle vicinanze di un “polivalente scolastico” (v. pagina facebook arcidiocesi Trani-Barletta-Bisceglie, 2016).
Il convento ebbe pochi secoli di vita e fu soppresso sul finire del XVIII. Così lo rammentano gli Annali dell’Ordine nel cinquecento (traduciamo).

1516
[Leone X concesse la fondazione] “di Barletta in Puglia. Il padre Eliseo del nostro Ordine, uomo dottissimo e di elegante eloquenza, quest’anno durante la Quaresima predicò qui i sermoni sacri e ottenne da tutti i più grandi applausi.
Ricevette il convento, distante mille miglia per il suo Ordine, da quella Comunità il 4 giugno del 1516, sotto il titolo di Santa Maria della Croce.
La sacra immagine della Beata Vergine con la venerabilissima Croce risvegliò la devozione di tutti in modo mirabile, come del resto indicano molti segni e le tavolette votive sospese davanti alla chiesa, per cui, col passare del tempo, la comunità costruì una cappella più maestosa, come dicono le seguenti parole scritte nel luogo.
[Divae Mariae sacellum pia Republica Barulitana ex collectitiis pecuniis augustius faciendum curavit].
La devota Repubblica barlettana si occupò di costruire a Santa Maria un sacello più maestoso con il denaro raccolto”.

1566
“... avvenne la beata morte del nostro Padre Raffaele da Barletta, originario di Ascrivio (Cattaro) della Dalmazia. Qui, fin dalla tenera età, ricevuto l’abito della Beata Vergine e emessa la sua professione come laico converso, fu sempre umile verso Dio e si sforzò di servire i nostri padri.
Si racconta di lui una cosa mirabile: dopo che era uscito dal nostro cenobio fuori Barletta verso la Terra per chiedere l’elemosina, percepita a malapena la sua voce, una pia folla di bambini di entrambi i sessi gli andava incontro e gli portava delle elemosine in più, per cui, carico, rientrando al monastero, alla porta di Barletta, trovava sempre moltitudini di bisognosi, e l’uomo di Dio ardeva di tale carità che distribuiva loro tutte le elemosine raccolte e ritornava nella Terra, dove, riscuotendo tanta venerazione tra la gente, trovava facilmente altra elemosina per i nostri frati.
In questo modo, ogni volta che andava alla questua, distribuiva sempre le prime offerte ai poveri di Cristo, ma conservava le seconde per i frati.
Era tenuto in altissima stima dai barlettani, non solo per la sua eccezionale carità verso i bisognosi, ma anche per la sua estrema penitenza e austerità; conosceva anche, mediante lo spirito di Dio, come il diavolo si divertisse molto con la dissolutezza, l’ubriachezza e i piaceri del corpo; così, oltre alla tunica e al resto del suo abito regolare, camminava sempre completamente nudo e senza scarpe.
Non aveva una cella dove riposare, ma quando, vinto dalla stanchezza, voleva dormire un po’ la notte, si sdraiava sul pavimento nel refettorio, vestito. Che se in qualche momento durante la notte fosse stato tentato da qualche lieve suggestione del diavolo, per scacciarlo, oltre ad altri rimedi, si bagnava completamente con l’acqua fredda. Praticava l’uso di frequente dei sacramenti, la preghiera costante, un’astinenza incredibile e un’umiltà e una mitezza con somma semplicità. Protetto pertanto da tali virtù ed armi, il servo della Beata Vergine, senza alcuna malattia preesistente, fu avvertito divinamente della sua morte e giunse all’estremo della vita.
Così in una notte tempestosa, contrariamente al suo solito, cominciò a gridare forte e a svegliare i fratelli, affermando di essere stato chiamato da Dio, e quindi di voler essere protetto dai santi sacramenti. Pertanto il padre Bartolomeo Giannattasio di Sieti [Giffoni, Salerno, del convento di Santa Maria del Paradiso], alzandosi alle sue grida e correndo in chiesa seguendolo, accettò la sua confessione e rinnovò la Santa Comunione davanti all’altare della Beata Vergine, dove subito a ginocchia piegate, con le mani giunte, gli occhi intenti al Cielo, pregando con spirito fervente, esalò l’anima in modo devotissimo, mentre il resto dei frati, accorsi alla novità della cosa e stupefatti davanti al corpo esanime e genuflesso, a somiglianza di San Paolo il primo Eremita, contemplavano e lodavano Dio nel servo della Beata Maria Vergine.
Il suo trapasso, divulgato in tutto il circondario, specialmente di Barletta, fu seguita da una grande folla di popolo per tre giorni, durante i quali il corpo rimase insepolto su richiesta della moltitudine, e fu visto e venerato con la più grande devozione, ciascuno chiedendo almeno un pezzo del suo vestito.
Se si volesse delineare la sua immagine, si potrebbe raffigurarlo con le ginocchia piegate e le mani giunte, il collo eretto rivolto al Cielo, davanti all’altare della Beata Vergine, con i fagotti sulle spalle e una corona di pietruzze tra le mani (un rosario)”.

Circa 1577
A Barletta sostò anche il padre Giovanni Vincenzo Casali dei Servi di Maria, scultore e architetto affermato († 1593), allievo del padre Giovannangelo Montorsoli. Come scrivono gli Annali ricordando i tanti suoi lavori:
“Convocato a Napoli dal Viceré, fece prima prosciugare alcune acque stagnanti nell’agro capuano, poi scavò pozzi a Barletta e fosse per attingere acqua ...”.

1584
Infine due miracoli inediti della Madonna di Barletta riportati sempre dagli Annali:
“Tra le immagini più importanti della Santissima Vergine è famosissima quella di Barletta, nella nostra chiesa che si chiama Santa Maria “de Cruce”: vi giunge di frequente molto concorso di popolo per ricevere grazie e vi sono molte tavolette, immagini, voti di cera e d’argento che indicano certi miracoli.
Uno dei più notevoli avvenne quest’anno 1584 il 19 luglio, la III feria di Pentecoste. Una fanciulla di nome Giannella, figlia di Gregorio e di Intilla, era ammalata nel braccio destro dalla nascita; in questo giorno i suoi genitori, andati alla chiesa della Croce, per i meriti della stessa Beata Maria Vergine, dopo aver emesso i loro voti, la riebbero sana e salva.
Circa nello stesso tempo Antonio Calcitrico, mentre era in casa gravemente ammalato e vicino alla morte, privo di ogni speranza, si raccomandò di tutto cuore a Santa Maria della Croce; e dopo aver fatto questo spesse volte e con tutta l’anima, mentre la famiglia si meravigliava, meritò di vedere presente nella casa la Gloriosa Madre di Dio, la quale, facendo su di lui il segno della croce, lo guarì subito e lo restituì sano e salvo”.

Paola Ircani Menichini, 9 febbraio 2024.
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